A casa nostra il Mondo della Fantasia fa parte della nostra quotidianità! Da qualche anno, infatti, è comparsa una porticina nel muro dell’ingresso: è la porticina che conduce alla casa di Mirtillo, il nostro amico elfo, abitante dei boschi e aiutante di Babbo Natale. Mirtillo è buono, amorevole e si prende cura di noi, di lui sappiamo che indossa un cappellino di lana rosso a punta, che ha scelto di vivere insieme a noi nella nostra casa, che ci osserva con curiosità e affetto e che ci vuole bene, non sappiamo null’altro, perchè Mirtillo non si fa mai vedere e la porticina della sua casa non si può aprire!! Mirtillo ci scrive anche delle lettere raccontandoci qualcosa di lui, dei suoi viaggi nei boschi e si informa di come stiamo, se siamo felici e di cosa facciamo, davanti alla sua porticina ci fa trovare foglie, ghiande o fiorellini e qualche volta ci offre dei doni: libri soprattutto e qualche oggetto che ci permette di scoprire e divertirci tutti insieme (la pressa per fiori e foglie, la lana cardata, un gioco da tavolo, un CD, i biglietti per uno spettacolo…).
I bambini in risposta parlano a Mirtillo sussurandogli dolci frasi tramite la sua porticina, scrivono lui lettere o disegni carichi di entusiasmo, offrono lui qualche cibo speciale sistemato con cura e dedizione all’interno di piattini o di ciotoline e parlano di lui a parenti o amici che vengono in visita a casa nostra!
Mirtillo fa da ponte tra la fantasia e la realtà, invita i miei bambini ad immaginare (e spesso a scrivere o rappresentare) storie fantastiche, a credere nella bontà e nell’amore, a scoprire e studiare tradizioni del mondo e curiosità sempre nuove legate a svariati ambiti che abbracciano le diverse discipline! Mirtillo è un’entità che ci accompagna nelle nostre esperienze di vita e di studio quotidiano e invita i bambini e me ad imparare in modo divertente, gioioso e creativo senza rendercene conto!
Nel periodo dell’Avvento Mirtillo ha domandato ai bambini se avessero voluto ospitare a casa nostra tre Gnometti, suoi amici, che arrivano dal Mondo della Fantasia! I bambini sono stati entusiasti e felici della proposta, tanto da creare con materiali di recupero (cartone, stoffa, cotone e feltro, colla a caldo e materiali naturali) una piccola casa confortevole per loro! Gli Gnometti, con veri nomi elfici, faranno compagnia ai bambini nel corso del periodo natalizio (o forse chissà rimarranno con noi per sempre? Questo lo decideremo più avanti).
In molti mi hanno chiesto se questo dono avesse a che fare con la tradizione americana di Elf on the Shelf.
Questa tradizione americana prevede che dopo il Thanksgiving Day e fino a Natale in una casa nella quale viva almeno un bambino approdino uno o più Elfi a seconda di quanti bambini siano presenti in quella famiglia. Gli Elfi fanno piccoli dispetti o scherzetti buffi ai bambini di casa, come ad esempio spostare cose e oggetti o combinare marachelle, regalare piccoli dolcetti o doni con l’obiettivo principale di controllare il comportamento dei bambini di quella casa.
Ogni notte, infatti, gli elfi si svegliano e combinano marachelle, in seguito mentre tutta la famiglia dorme ancora si recano al Polo Nord a comunicare a Babbo Natale una sorta di “bollettino del comportamento di ogni bambino”, per poi ritornare entro l’alba nella casa dei bambini e immobilizzarsi in posizioni diverse rispetto a quelle date dai bambini la sera precedente. Lo scopo ultimo è quello di fare in modo che i bambini si comportino bene e che siano bravi, così Babbo Natale (o chi per esso!) porterà i doni ai bambini.
Questa tradizione è approdata anche Italia ed ha assunto connotazioni o sfumature simili o diverse rispetto all’idea originale.
La tradizione americana non è affine al mio modo di interpretare l’accudimento dei bambini, perché non corrisponde ad un tipo di educazione rispettosa e amorevole, che mette al centro la fisiologia, i bisogni e soprattutto le emozioni che caratterizzano il mondo dell’infanzia. Elementi questi ultimi che garantiscono una crescita armoniosa, equilibrata e serena di una persona che è in continua formazione, tanto più se si parla di un bambino (che negli anni dell’infanzia vive ed ha bisogno di un mondo intorno a lui fatto soprattutto di amore, accudimento, contenimento, fantasia, immaginazione).
Immedesimiamoci in un bambino: avere un elfo – o chi per esso – che ti controlla e ti giudica, che ti ricorda di “comportarti bene” e di “fare il bravo” al fine di ottenere un premio (o una punizione!) oppure dei doni non è gioioso, non è divertente! Cosa significa? Non fa altro che aumentare nel bambino paura, rabbia, frustrazione, confusione, raggiungimento dell’obbedienza mediante ricatti e minacce. In questo modo, forse, il bambino si comporterà bene o meglio, sarà più buono o generoso per Natale, ma saranno comportamenti temporanei ed estrinsechi (che arrivano dal di fuori in modo coercitivo e non “dal di dentro”, cioè dalla comprensione e motivazione intrinseca del bambino), ma di certo il bambino non avrà interiorizzato il concetto di generosità, di bontà, di altruismo o altri comportamenti socialmente accettabili e corretti.
Ma cosa significa essere buoni o comportarsi bene?
Non piangere, ritirare tutti i giocattoli, non fare i capricci, non discutere tra fratelli, mangiare tutto quello che c’è nel piatto, eseguire i compiti da solo?
Attenzione!!!!
Questi non sono comportamenti errati o inadatti, sono semplicemente e meravigliosamente fisiologiche tappe di vita nelle quali ogni persona deve immergersi, attraversarle ed imparare a gestirle.
Alcuni genitori pensano che per avere potere sui propri figli il genitore stesso deve essere, in qualche modo, l’unico tramite tra il bambino ed il soddisfacimento del suo bisogno e pensano, inoltre, di avere potere nella misura in cui il genitore stesso può offrire determinate ricompense (spesso, infatti, solo il genitore può offrire al figlio ricompense quali: cibo, sicurezza, giocattoli, …). Le ricompense funzionano solo fino a quando i figli dipendono dai genitori: funzionano sulla base della dipendenza del figlio, dunque man mano che il figlio cresce, acquisisce consapevolezza, autonomia ed indipendenza e riesce a soddisfare i propri bisogni in modo autonomo, le ricompense non funzionano più, il figlio “non ha più bisogno” di questo tipo di relazione con il genitore. Il genitore perde la sua autorità, il suo potere, la sua autenticità e come in un circolo vizioso la fiducia del figlio viene a mancare, cercando altrove “quel porto sicuro”.
Il compito di noi adulti, genitori ed educatori, è quello di saper so-stare in quelle esperienze talvolta scomode e difficili: pianti, capricci, compiti…, di fornire gli strumenti giusti (emotivi, soprattutto!) ed accompagnare i bambini in questi processi, senza giudizio, senza minacce, senza ricatti e senza cercare scappatoie temporanee apparentemente più semplici ed efficaci (talvolta con comportamenti considerati da qualcuno ironici o divertenti a proposito dell’elfo!), ma inadeguate e soprattutto inefficaci a lungo termine.
I vostri Gnometti hanno a che fare con la tradizione americana di Elf on the Shelf?
No, grazie!
I nostri Gnometti di casa non sono controllori, né incoraggiano i nostri bambini a “fare i bravi”, perché tutti i bambini sono bravi, belli e buoni proprio così come sono, con la loro unicità ed originalità, con i loro talenti e le loro passioni e le loro fasi di vita fisiologiche!
I nostri Gnometti sono semplicemente meravigliosi pupazzetti coccolosi dei quali prendersi cura ed i miei bimbi grazie alla potenza della fantasia e della creatività si immaginano che di notte essi prendano vita, mangino, si scoprano dalle coperte … Ci credono per davvero e… pare che succeda veramente!!
Questi splendidi manufatti sono stati realizzati dalle amorevoli ed appassionate mani di Chicchini Creazioni, che ha confezionato ogni singolo dettaglio di ciascuno dei tre Gnometti pensando e rispecchiando le caratteristiche peculiari dei miei tre bambini!
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N. B. E’ bene ricordarsi di non forzare e non imporre mai ad un bambino o ad una bambina di partecipare per forza ad un’attività che viene proposta, è appunto una proposta, un’offerta formativa che desideriamo dare e tale deve rimanere, domandiamoci piuttosto “Come, secondo quali modalità e strategie potrei coinvolgere anche lui/lei?”.
Rispettiamo i peculiari interessi, le passioni del momento, valorizziamo i talenti, i caratteristici stili e ritmi di apprendimento che contraddistinguono quel bambino o quella bambina specifica, in quel preciso momento e contesto della sua vita. Oggi va così, chissà domani come evolverà!
Curare la relazione con i nostri figli e con i bambini che ci vengono affidati in modo rispettoso, amorevolmente e con la giusta dose di pazienza è difficile e spesso estenuante, ma ci permette di favorire la loro autostima e porre basi solide per una crescita armoniosa della personalità di quei bambini e di quelle bambine.
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